lunedì, settembre 25, 2006

Critical mass letterario


Ho letto la notizia solamente oggi, ad evento già avvenuto. Sono andato su internet e ho trovato questo:

Domenica 24 Settembre alle ore 16:30, ci sara` la prima critical mass letteraria!

L'appuntamento e` a Milano, in Piazza Graziano Predielis (al secolo
Piazza Mercanti), tutti muniti di una sediolina o sgabellino e di
un libro.

"Andremo in giro per Milano, per piazze, tram, stazioni della
metropolitana o qualsivoglia marciapiedi, muniti solo di sediolina
e testo alla mano.

Le regole sono semplici e molto simili a quelle di un "normale"
critical mass: a turno, uno per volta, si legge qualcosa, chi legge
decide il successivo posto in cui si leggera`, non ci sono capi, non
ci sono organizzatori, l'evento accade e la massa critica si forma.

Puoi leggere: qualcosa che hai scritto, qualcosa che avresti voluto
scrivere, qualcosa che ti ha colpito, qualcosa che ti ha disgustato o
anche semplicemente qualcosa che non hai mai letto.
Riprendiamoci le strade! Milano ai pedoni letterati!"

domenica, settembre 24, 2006

Il potere delle parole


"Oggi c'è troppo rumore, stiamo perdendo il senso delle parole, la loro forza terapeutica. Eppure l'uomo ha bisogno delle parole, per questo le manda a memoria. Primo Levi si salvò da Auschwitz recitando la Commedia. Serbare il verbo nel petto gli impedì di diventare un numero; il segreto della parola fece la differenza tra i vivi e i morti. (.....) Quando andavo a parlare ai ragazzi dei licei, dicevo loro: ma perchè senza computer e telefonino vi sentite persi ? Pensateci un attimo: Omero non scrisse, era cieco, e semplicemente cantò. Cristo scrisse sulla sabbia parole che vennero cancellate dal mare e dal vento. Dante lavorò con una penna d'oca. Michelangelo non aveva un martello pneumatico, ma uno scalpello. Brunelleschi era solo un capomastro. E guardate cosa hanno prodotto. L'uomo è capace di fare cose enormi con mezzi minimi."

Stralcio dell'intervista a Mario Rigoni Stern pubblicata su La Repubblica del 24 settembre 2006

venerdì, settembre 22, 2006

Andrea De Carlo alla Feltrinelli


Sono rimasto folgorato da Due di due ,soprattutto, e da Di noi tre. Poi ho provato a leggere gli altri suoi libri, ma non sono più riuscito a ritrovare la stessa magia. Penso sia dovuto al suo stile di scrittura che nel tempo si è fatto sempre meno lineare e sempre più aggrovigliato. Ieri ho assistito alla presentazione del suo nuovo romanzo e devo dire che tutto sommato, pur essendo andato all'incontro con una buona dose di preconcetti, tutto sommato non mi è spiaciuto. Magari ci riprovo. In ogni caso, per coloro che non hanno fatto in tempo a venire alla Feltrinelli di piazza Piemonte, ho registrato l'evento.

Per ascoltare Andrea De Carlo, cliccate qui.

martedì, settembre 12, 2006

Il festival non finisce mai


Una fedelissima frequentatrice di questo blog mi segnala che, a questo link, è possibile vedere alcune interviste con i protagonisti del recente festivaletteratura.

domenica, settembre 10, 2006

Il dopo festival


Eccomi di ritorno dal Festival della letteratura. Anche quest'anno ho fatto la mia full immersion in quello strano micro cosmo che è Mantova con il suo festival. E' l'unico posto al mondo in cui uno scrittore viene ricercato dalla folla come fosse un calciatore e considerando che stiamo parlando dell'Italia, mi sembra un fatto assolutamente incredibile. Mi piace l'atmosfera del festival, si è circondati da libri e da persone che amano i libri, e tutto questo mi fa sentire meglio.
Ho registrato per voi gli eventi a cui ho partecipato, almeno gran parte di essi.
Nei due post precedenti vi ho parlato di Gabriele Romagnoli e di Paul Collins. Particolarmente interessante ho trovato anche Antonio Scurati, vincitore della passata edizione del premio Campiello con Il sopravvissuto. Il titolo dell'incontro con Scurati era: "Da Troia a Baghdad. Come e perchè si racconta la guerra." Una lunga ed interessante analisi su come è cambiato il modo di raccontare i conflitti dai tempi di Omero ai giorni nostri. Per ascoltare questo evento cliccate qui.
Cos'è Cindia ? Ce ne parla Federico Rampini, giornalista e scrittore che ha dedicato molto tempo della sua professione ad osservare i cambiamenti che hanno carterizzato due Paesi, Cina ed India, che saranno, nel bene e nel male, sicuri protagonisti di questo secolo. Per ascoltare Rampini, cliccate qui.
Infini vi segnalo W. Seth, scrittore anglo indiano, autore di Musica costante, Il ragazzo giusto e di Due vite, appena uscito nelle librerie. Per ascoltare Seth, cliccate qui.
Chiudiamo questa carellata con Monica Ali, emergente scrittrice nata da madre inglese e padre del Bangladesh. Deve la sua fama al suo romanzo d'esordio Sette mari e tredici fiumi. Per ascoltare Monica Ali, cliccate qui.

Insomma, che dirvi ? Buon ascolto e buona lettura.
Nella foto una frequentatrice del festival. Allora esistono ancora i bambini che leggono.

venerdì, settembre 08, 2006

Biblioteca domestica - Mantova 2006

Paul Collins


Paul Collins non è il classico scrittore a tempo pieno; la sua passione per i libri l'ha coltivata anche come libraio. Una ricerca per i libri, la sua, che lo porta a cercare quei testi del passato che non sono stati apprezzati al loro tempo poichè ritenuti marginali. E qui inizia la sfida: quale libro può essere considerato classico? e il cosidetto "libro classico" è immortale?
Paul Collins crede che ogni libro abbia un proprio ciclo vitale, determinato dall'interesse che suscita nei lettori, accademici e non. Ogni testo ha una parabola e i classici che durano per secoli sono veramente pochi. Per poter parlare ai lettori di ogni tempo devono essere profetici. Ma, cripticamente, Collins afferma che non è possibile stabilire oggi quali saranno i classici futuri. Della serie "ai posteri l'ardua sentenza".
Colllins dubita tuttavia anche del suo stesso giudizio: non riesce a dare un consiglio universale e per suggerire un titolo ha bisogno di riferirsi ad un solo individuo. Il suo consiglio è personale. Per questo non riesce a cedere subito alle pressanti domande del pubblico, il quale vuole sapere almeno i primi cinque titoli della sua classifica.

Spiega che con tutti i traslochi che ha fatto ogni volta ha dovuto ripensare il suo rapporto con loro; oggetti che pesano, ingombrano, vanno ordinati ogni volta, e ogni volta per ognuno bisogna chiedersi se quel volume è importante, se va portato con sé. Si, no, ma più spesso la risposta è non so. Magari è un testo che si ha nello scaffale da tempo senza averlo letto ancora, ma che nel futuro potrebbe dirci qualcosa... Potrebbe essere quel famoso classico che stiamo cercando! O forse ce lo portiamo dietro solo per l'ossessione di collezionare. Ma di fronte alla rivelazione che Walt Whitman aveva solo tre libri nella sua libreria, dato che passava molto tempo nella biblioteca pubblica , quasi impallidiamo e ci chiediamo che senso abbia possedere scaffali e scaffali e scaffali che magari sono lì solo per essere spolverati. Quello che conta non è quanti libri si ha ma quanti se ne è letti... conclude Collins, nondimeno Salis avverte: "diffida dell'uomo con un solo libro"!
Collins ha scritto:
La follia di Banvard e Nè giusto nè sbagliato

Per ascolatare la registrazione dell'incontro cliccate qui..

giovedì, settembre 07, 2006

Turisti, artisti, santi ? - Mantova 2006

Gabriele Romagnoli e Patrizio Roversi


Gabriele Romagnoli è un giornalista (scrive su Repubblica), ma soprattutto, è un ottimo scrittore, tra le sue opere segnalo
L'artista, Non ci sono santi. Viaggio in Italia di un alieno.
Ha vissuto molti anni all'estero (Stati Uniti, Il Cairo, Beirut) e quando è rientrato in Italia ha potuto osservare il nostro Paese con occhi scevri da qualsiasi contaminazione. Il risultato è stato un incontro pregno di molta ironia, ma anche di amare verità su questo strano zoo che è l'Italia dove esisti solo se appari.
Per scaricare il file ed ascolatare la registrazione dell'incontro cliccate qui.

domenica, settembre 03, 2006

Camillo Golgi, il Nobel dimenticato


Questa mattina, sfogliando Repubblica, mi sono imbattuto in una di quelle storie che tanto suscitano il mio interesse. Mi riferisco alle vicende di Camillo Golgi, primo premio Nobel italiano (lo stesso anno, 1906, fu premiato anche G. Carducci) il quale ricevette l'ambito premio per la cosiddetta “reazione nera”, il metodo che egli aveva ideato per la colorazione dei singoli nervi e strutture cellulari, metodo fondamentale per osservare i processi nervosi. Quell'anno il Nobel per la medicina fu assegnato ex aequo. A condividere il premio con Golgi, infatti, c'era anche lo spagnolo Santiago Ramon y Cajal. I due non erano propriamente amici, anzi possiamo dire che erano i sostenitori di due opposte teorie e, in quanto tali, acerrimi rivali. Golgi sosteneva un’idea del sistema nervoso come rete continua, come interconnessione globale di tutti i centri nervosi. Questa convinzione rimandava peraltro all’idea dell’unità fondamentale delle funzioni cerebrali avanzata dal fisiologo francese Pierre Flourens ed abbracciata da Golgi, secondo la quale tutte le facoltà del cervello, da quelle percettive a quelle cognitive, erano il risultato di un’azione di massa dell’intero cervello.
Nel 1888, studiando al microscopio il cervelletto e la retina, Cajal osservava che alcuni assoni terminavano liberamente, senza nessuna interconnessione fisica con altre fibre nervose. Su queste evidenze, in un lavoro del 1889, Cajal concludeva che le cellule nervose, alla pari di quelle degli altri tessuti, dovevano essere considerate come unità indipendenti.
Il giorno della premiazione, Golgi salì sul palco, fece un un inchino a re Oscar II e attaccò con il suo discorso. Ma il suo non fu uno dei tanti discorsi di ringraziamenti che tante volte si ascoltano in occasioni simili, non fu un peana nei confronti della comunità scientifica, bensì un violentissimo attacco nei confronti del suo rivale volto a demolire le sue teorie.
Purtroppo per Golgi il tempo diede ragione allo spagnolo, la teoria del neurone, ancora oggi, è il paradigma delle neuroscienze e per l'italiano si spalancarono le porte dell'oblio.

sabato, settembre 02, 2006

L'attimo fuggente


Immaginate il seguente dialogo:
"Anthony, andiamo al cinema questa sera ?"
"No, mi dispiace, sai oggi è sera di luna piena".
"E allora ? Quando c'è la luna piena non esci ?"
"Ehm, no sai, sto aspettando che un aereo transiti davanti alla luna per fotografarlo"
Più o meno deve essere andata così per Anthony Ayiomamitis, l'autore della fotografia che vedete. Ha aspettato pazientemente per cinque anni, trascorrendo tutte le serate di luna piena davanti al telescopio, sperando di cogliere l'attimo fuggente.

Dati della foto. Data: 7 luglio 2006 22:30:34 UT+3 Luogo: Atene. Telescopio: AP 160 f/7.5 StarFire EDF. Fotocamera: Canon Eos 300d. Espos.: 1/125s ISO 100