Fahreneith 451 in salsa cinese
Mi ha sempre affascinato la storia di Google. Una storia, a dir la verità, molto americana; due studenti di Stanford (Sergey Brin e Larry Page) nel 1998 mettono a punto un nuovo sistema di ricerca su internet e lo chiamano Google che in matematica sta ad indicare un numero seguito da cento zeri. Google si è imposto come il più grande motore di ricerca del mondo. Funziona grazie a una rete di seimila server Linux che frugano Internet ventiquattr'ore su ventiquattro.
I due creatori di questo “mostro”, sono ancora a capo della loro società. Sergey Brin oggi è presidente e responsabile della tecnologia di Google; Larry Page, anch’egli presidente della società, è il responsabile del prodotto dopo aver ricoperto in passato anche la carica di CEO, amministratore delegato di quello che da molti è considerata una delle scommesse tecnologiche meglio riuscite di Internet. Google attualmente non ha rivali. La concorrenza è stata letteralmente sbaragliata e motori di ricerca utilizzatissimi dagli utenti della Rete fino a poco tempo fa, come Altavista, Lycos e Hot Bot, sono finiti nel dimenticatoio. Il merito è tutto di questi due ex studenti di Stanford che hanno capito una cosa essenziale: i navigatori di Internet vogliono motori di ricerca efficaci, precisi, che forniscono risposte attendibili. E che siano semplici da usare. Questa è la formula Google, un’idea che si è imposta proprio nel momento in cui i motori di ricerca storici si trasformavano in portali, ricchi di servizi e informazioni di ogni tipo, ma con un difetto: non fornivano risposte sufficientemente pertinenti alle ricerche degli utenti.
Ma è di qualche giorno fa la notizia che anche Google ha ceduto alle richieste del governo di Pechino di oscurare alcuni temi "poco graditi" . Tra gli argomenti che il potente algoritmo di Mountain View dovrà fare finta di non trovare ci sono infatti parecchi temi invisi al potere, come l’indipendenza di Taiwan, il massacro di Tienanmen, il Dalai Lama e la setta religiosa Falun Gong.
Qualcuno tra di voi, poveri ingenui, potrebbe chiedersi perchè mai un colosso come Google, da qualche anno quotato con successo al Nasdaq, dovrebbe piegarsi a tale richiesta che si pone in completa antitesi con lo spirito democratico di internet.
Beh, è semplice, per i soldi naturalmente, 1 miliardo e 300 mila persone, 100 milioni di navigatori che crescono al ritmo di 20 milioni all’anno e un mercato delle ricerche che nel 2004 era valutato intorno ai 151 milioni di dollari. Un potenziale paradiso commerciale e pubblicitario dove si sono già gettati, anch’essi a capo chino ovviamente, tutti i maggiori motori occidentali e dove alcune star locali come Baidu.com si rivelano sempre più temibili.
Chiudo con un' osservazione relativa alla Cina di oggi. Un regime che cerca di rendere cechi e sordi le persone, distruggendo cultura e informazione, è destinato, come dimostrano molti esempi della storia recente e meno recente, a soccombere. Una volta si bruciavano i libri ora si oscurano i siti