venerdì, gennaio 06, 2006

siamo tutti dei Don Chisciotte


«A cavallo dell'impossibile!». Inizia con le note di «Heroes» di David Bowie lo spettacolo che Corrado Accordino dedica al cavaliere errante e al suo fedele scudiero, nel quarto centerario dalla pubblicazione dell'opera di Miguel de Cervantes. Uno spettacolo dal ritmo incalzante, con in scena i bravi Alberto Astorri e Corrado Villa, che giocano con i personaggi entrando e uscendo dalle parti, scambiandosele, mescolando il linguaggio del '600 con quello di oggi, i problemi del seicentesco cavaliere errante con quelli di un attore di oggi. Come Don Chisciotte se la doveva vedere con giganti e incantamenti, così il teatrante del duemila deve affrontare la difficoltà di vivere del proprio mestiere e di trovare motivi validi per andare avanti, resistendo alla tentazione di vendere le bibite a San Siro («lo stipendio è basso ma vedi l'Inter gratis, vuoi mettere?»). Illuminante in questo senso il sottotitolo dell'opera: «Come fallire la propria vita ma fallirla di poco». Il cavaliere errante cerca riparo da una società crudele rifugiandosi nel sogno, l'attore osserva la sua folle avventura con la domanda «di rito»: «Essere o non essere?».
Al Teatro Libero di Milano fino al 15 gennaio.


Nel giorno del mio 39° compleanno siamo andati a teatro a vedere Don Chisciotte. I compleanni sono messi lì apposta per spendere qualche minuto pensando a ciò che avremmo voluto essere e ciò che in realtà siamo diventati. In quei momenti mi sento molto Don Chisciotte.