giovedì, dicembre 15, 2005

dalla marcia del sale al silicio


(....) L'India, è lanciata verso traguardi che a noi appaiono irrangiungibili. Le sue 380 università scientifiche sfornano 200 mila ingegneri all'anno, più 300 mila laureati nelle altre materie scientifiche (matematica e fisica, chimica e biologia), e 2 mila super laureati con il PhD. La qualità di questa manodopera è stata riconosciuta da tempo nella patria dell'hi tech: gli Stati Uniti per anni hanno campato di rendita sull'immigrazione dei cervelli indiani. Il 12 per cento degli scienziati di tutte le facoltà americane sono indiani, e addirittura il 36 per cento dei matematici della Nasa. Ma l'emigrazione in America non è più quella scelta obbligata che era ancora dieci anni fa per i migliori talenti. Ora i cervelli possono rimanere in India, sono le multinazionali che vengono qui. Subito dopo gli USA, nel mondo il più vasto serbatoio qualificato di manodopera tecnico-scientifica che parla inglese si trova in India.
(...) Un Paese dove ancora esistono le caste, ma che è anche capace di avere contemporaneamente un presidente della repubblica musulmano, un primo ministro della minoranza sikh, un leader del partito di governo cattolica è italiana: Sonia Gandhi. Con un miliardo di abitanti di cui il 70% ha meno di 35 anni è un mercato in vorticosa ascesa. Su questa immensa popolazione giovane si esercita una micidiale selezione dei talenti. Ci sono così tanti giovani qualificati a caccia di posti di lavoro che l'ambizione competitiva viene eccitata fino ai livelli più estremi. Sia per i giovani che per le famiglie la motivazione è fortissima. In America e in Europa la gente risparmia innanzitutto per prepararsi alla pensione qui la prima finalità del risparmio è l'istruzione dei figli. Per milioni di di ragazzi della piccola borghesia indiana il voto in matematica ed in inglese rappresenta la via d'uscita dalla trappola della povertà in cui le generazioni precedenti erano imprigionate.

Tratto da un articolo di Repubblica del 13 Dicembre 2005