lunedì, gennaio 16, 2006

il grande silenzio



E' possibile che un documentario (164 minuti di silenzio) possa stregare migliaia di tedeschi tanto da vincere al boxoffice natalizio? E' successo con "Die Grosse Stille" ("Il grande silenzio") di Philip Groning. Il film, presentato al Festival di Venezia, è tratto dall'esperienza del regista, che ha passato 6 mesi nel silenzio del monastero della Grande Chartreuse, nelle Alpi francesi, per documentare la vita dei Monaci Certosini. Per il cineasta girare questo film è stata la realizzazione di un sogno. "L'idea de 'Il grande silenzio' l'ho avuta nel 1984 - ha svelato Philip Groning - volevo realizzare una pellicola che consentisse a me di trovare una pace interiore e agli spettatori di incontrare se stessi". Groning presentò il progetto ai religiosi che però rifiutarono, rispondendogli che i tempi non erano ancora maturi: "Mi hanno ricontattato nel 1999 - ha raccontato il regista - per darmi l'autorizzazione a girare". Così tra l'estate del 2002 e l'inverno del 2003 Groning, da solo, armato di una cinepresa ad alta definizione e di 700mila dollari come budget, si è stabilito per sei mesi nel monastero. Un periodo del quale ricorda il grande freddo, l'ottimo rapporto con i monaci e la naturalezza con cui i religiosi, che non rompono quasi mai il silenzio, si sono abituati alla sua presenza: "Mi sono reso conto che nel vivere seguendo infinite regole, sono molto più liberi di quanto siamo noi".
Delle oltre 300 ore di girato Groning ha realizzato un documentario di poco meno di 3 ore, nel quale la vita quotidiana dei frati è riflessa dall'attenzione ai loro volti, agli oggetti che li circondano, ai dettagli, ai loro gesti, in un equilibrio di luce e di quasi totale assenza di parole. "Volevo raccontare il silenzio, il modo nel quale i monaci lo utilizzano per creare un proprio spazio interiore; volevo che il mio film diventasse un monastero".

In fondo questo mondo ha tanto, tanto bisogno di silenzio.