Inside Man
Non amo particolarmente i thriller, solitamente c’è troppa violenza, troppo sangue e, una volta uscito dal cinema, l’emozione provata svanisce senza lasciare traccia. Inside Man è diverso. È diverso prima di tutto perché di violenza ce n’é veramente poca, ma soprattutto è diverso perché il regista è Spike Lee e ogni inquadratura, ogni riferimento cinematografico portano la sua firma, inoltre pur essendo un classico “bank robbery” non mancano alcuni riferimenti a temi particolarmente cari al regista come i timori sulla metamorfosi dell’America dopo l’11 settembre, le relazioni interrazziali e il conflitto tra bene e male.
La storia racconta di una banda di rapinatori i quali, travestiti da imbianchini, si introduce in un’importante banca di Manhattan e prende in ostaggio una trentina di persone. Gli ostaggi vengono fatti spogliare e costretti ad indossare le medesime tute da lavoro che indossano i rapinatori. Dall’altra parte della barricata c’è Denzel Washington nei panni di un detective nero accusato di corruzione che cerca l’occasione buona per redimersi.
Ma non è finita qui. Jodie Foster, nel ruolo della cinica e fredda mediatrice, porta avanti delle trattative parallele per conto del finanziere Plummer, presidente della banca nonché titolare della cassetta di sicurezza n. 392. Ed è proprio questa cassetta di sicurezza l’obiettivo dei rapinatori. Cosa conterrà mai al suo interno ? E soprattutto i cattivi sono veramente cattivi ?
Beh, per scoprirlo dovete andare a vedere il film.
Inside Man
Regia di Spike Lee
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