mercoledì, gennaio 03, 2007

L'apprendistato di Duddy Kravitz

A volte mi capita, dopo aver appena terminato un romanzo, di immedesimarmi nel protagonista del libro e di ritrovarmi a pensare, durante la giornata, cosa farebbe "pinco pallo" in questa determinata occasione ? Cosa penserebbe se fosse al posto mio ? con quale battuta uscirebbe da questa determinata situazione ? Sono domande senza risposta, naturalmente, ma pensare queste cose mi fa sentire più vicino al personaggio in questione, quasi diventasse una persona in carne e ossa, quasi potessi alzare il telefono e chiamarlo. Mi è successo, con Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento protagonista in "Novecento", con il "Giovane Holden" del romanzo omonimo di Salinger, con Daniel de "L'ombra del vento", e, naturalmente, con tanti altri. Ma questa sensazione l'ho avvertita soprattutto con Barney Panofsky, indimenticabile protagonista della "Versione di Barney" di R. Mordecai. Ora, in questa personale galleria, a pieno titolo, rientra anche Duddy Kravitz le cui vicende sono narrate ne "L'appredistato di Duddy Kravitz", sempre di R. Mordecai.
La storia è ambientata negli anni 50 nel ghetto ebraico di Montreal dove Duddy vive con suo padre, il quale di giorno fa il taxista e di notte il magnaccio, e suo fratello maggiore, studente di medicina mantenuto agli studi dallo zio, e sul quale sono riposte le speranza di riscatto della famiglia. La vita di Duddy non è facile ed è segnata dalla profezia del nonno secondo il quale un uomo senza terra non è nulla. Sarà proprio questa affermazione a guidare Duddy in una scalata vertiginosa verso la ricchezza travolgendo, nella sua folle corsa, tutto e tutti. Ed è proprio questa totale mancanza di scrupoli, pur mitigata dall'istintiva simpatia che ispira il personaggio, a porlo un gradino sotto all'intramontabile Barney.

L'apprendistato di Duddy Kravitz
R. Mordecai - Adelphi